L’EPS è una materiale inerte, ma può rappresentare un ottimo supporto per dei materiali vivi, o per essere più precisi, per dei prodotti – anche se definirli tali è forse un forzatura – che hanno nella vitalità una caratteristica essenziale. I vassoi in EPS trovano infatti larga applicazione nel mondo del vivaismo, per seminare le future piantine destinate poi ad essere messe a dimora nel terreno.
Da nord a sud, sono tanti i vivai che scelgono il polistirene espanso per coltivare le giovani pianti. E lo fanno per ragioni puramente tecniche. E’ il caso dell’azienda agricola Garattoni Umberto (www.garattonivivai.it), di San Mauro Pascoli (FC), un vivaio specializzato nelle produzione di piantine da orto. “Ci siamo accorti – afferma Francesco Bersani, direttore del vivaio – che certe specie crescono meglio se alloggiate negli alveoli di vassoi in EPS, rispetto ad altri sistemi, come il cubetto o i vassoi in plastica termoformati. Usando i vassoi in polistirene, certe piantine diventano più belle, hanno foglie più turgide e una struttura più robusta, si rivelano più adatte al trapianto esterno… Insomma, presentano caratteristiche maggiormente in sintonia con quello che ci richiede chi le acquista”. Una clientela che è esigente, perché Garattoni serve solo marginalmente il mondo dell’hobbistica, rivolgendosi prettamente agli agricoltori della zona. Serve, infatti, la Romagna, la provincia di Bologna e, anche se in misura minore, le Marche.
La scelta del supporto in cui seminare non dipende da considerazioni meramente economiche, ma tecniche. “Dobbiamo produrre piante di qualità – continua – e per ogni specie che trattiamo di volta in volta individuiamo il contenitore che ci permette di ottenere i migliori risultati. Non ci interroghiamo sul costo, se non in seconda battuta. Solo a parità di resa possiamo pensare di fare una scelta sulla base dei prezzi dei supporti, ma quando la resa è superiore, la questione economica non si pone nemmeno”.
Attualmente circa il 20% della produzione di orticole del vivaio Garattoni avviene in vassoi in EPS. “Li usiamo per le solanacee, le cucurbitacee, i cavoli, il finocchio e il sedano – spiega Bersani – e si tratta di una percentuale in aumento. Trent’anni fa non usavamo per nulla il polistirene, poi abbiamo iniziato a impiegarlo e anno dopo anno l’utilizzo è aumentato, via via che ci siamo accorti per quali specie ci permetteva di garantire risultati migliori. Oltretutto si tratta di orticole sempre più coltivate, e quindi richieste, nella nostra zona”.
Come in altri settori, anche nel vivaismo, la “marcia in più” dell’EPS è rappresentata dalla capacità di garantire l’isolamento termico. “Il fatto che sia un isolante – precisa – fa sì che certe piante abbiamo meno spinta. In pratica, la pianta resta più ridotta, in compenso la radice è più forte. Per questo l’orticola è più idonea per il trapianto”.
Anche la possibilità di definire la formatura dei singoli alveoli in cui sono alloggiate le piante è importante. “Nel tempo – racconta Bersani – abbiamo definito con i nostri fornitori le forme di alloggiamento più indicate per le varie specie, in modo da favorirne lo sviluppo al meglio. Cerchiamo però di non esagerare con i formati, per evitare di complicare troppo la gestione, anche dei vuoti”. Infatti per ragioni di ordine tecnico i vassoi vanno stivati al chiuso: anche quando non piove, un velo di umidità sugli alveoli può rendere più difficili le operazioni di semina.In alcuni casi il vivaio deve occuparsi anche del fine vita del vassoio. “Nella maggior parte dei casi – spiega – sono direttamente gli agricoltori a occuparsi dello smaltimento, ma se ci chiedono di occuparcene noi, ce ne facciamo carico. In questi casi li stocchiamo e poi le restituiamo ai nostri fornitori, che li riciclano, per esempio avviandoli alla filiera della produzione di calcestruzzi. Rendendoci disponibili a gestire anche i vuoti usati, inoltre, cerchiamo di prevenire che i vassoi siano abbandonati nell’ambiente o smaltiti in maniera non idonea, per esempio bruciandoli”.
Nell’orto e nel giardino, la seconda vita dell’EPS
Si è detto che i vassoi in EPS non possono essere reimpiegati per la vivaistica, dopo il primo impiego. Eppure, proprio dal mondo del verde possono venire tante belle idee per recuperare imballaggi in EPS “di seconda vita” che hanno già compiuto la loro funzione primaria, ma sono ancora integri e possono essere impiegati per altri scopi.
Una fucina di idee – in questo senso – è rappresentata dalla Fondazione Minoprio (www.fondazioneminoprio.it), scuola di orticoltura e floricultura che ha sede in provincia di Como, in cui ogni anno vengono formati tra 400 e 500 studenti nei corsi base; 1.000 se si contano anche quanti frequentano i corsi post-diploma. Inoltre ogni anno la scuola è meta di visita da parte di 800 classi, per un totale di 25.000 ragazzi. E poi ci sono gli eventi realizzati per conto di aziende e associazioni.
Un appuntamento fisso della Fondazione sono i laboratori creativi, in cui i visitatori giovani e adulti si cimentano con il giardinaggio e l’orticultura. I manufatti in EPS sono spesso protagonisti di questi incontri. “Le vaschette dei gelati, per esempio – spiega Ignazio Perego, responsabile del centro agricolo della Fondazione Minoprio – possono trasformarsi in originali vasi per le composizioni floreali, oppure forme strane in polistirene possono diventare un supporto da rivestire con i fiori e altri vegetali. O addirittura si può usare il polistirene come supporto per dei mini-orti “da balcone” o verticali, in cui contenitori di forma diversa si combinano gli uni agli altri per ospitare le diverse piantine”. In ogni caso l’utilizzo di un materiale di recupero come l’EPS può valorizzare ulteriormente la proposta formativa perché permette di insegnare ai ragazzi a impiegare con intelligenza quello che potrebbe sembrare solo un rifiuto.
Ma con l’EPS la Fondazione Minoprio ha un’esperienza ancora più interessante. “Proprio in collaborazione con Aipe – afferma Perego – tempo fa abbiamo messo a disposizione dei bambini che frequentavano i nostri laboratori delle microserre che avevano come base un vassoio in EPS. Sono andate a ruba. Credo che idee simili, studiate ad hoc, potrebbero anche diventare dei prodotti “veri” da mettere sul mercato, destinati agli appassionati di orticultura e giardinaggio, che però hanno poco spazio a disposizione”.
Un altro impiego dell’EPS nel mondo vivaistico è quello per alleggerire i terreni, come substrato inerte alternativo all’agriperlite. “Noi per esempio – conclude Perego – lo usiamo per il nostro progetto Orticolando, che porta l’orto nelle scuole. Realizziamo delle piccole fioriere e sul fondo, prima del terreno, utilizziamo uno strato di polistirene frammentato, ricavato da polistirene di recupero”.
Il mondo del vivaismo sceglie l’EPS perché
- E’ il materiale migliore per favorire la crescita delle piantine di numerose specie di vegetali
- E’ possibile stabilire con il proprio fornitore la forma e le dimensioni degli alveoli più indicati per ospitare le piantine
- E’ leggero e inerte
- E’ riutilizzabile
Si ringrazia il vivaio Garattoni Umberto e la Fondazione Minoprio per la cortese collaborazione
A cura di Elena Consonni